In un mondo che corre sempre più veloce abbiamo dovuto adattarci a correre con lui.  Siamo ormai più che allenati a districarci tra mille impegni e a vivere costantemente con un occhio fisso all’agenda a cui abbiamo affidato il compito di pianificare il nostro tempo e, di conseguenza, le nostre vite.

Improvvisamente ecco che, quando anche il tempo per le relazioni interpersonali inizia ad essere calendarizzato e strizzato dentro rigidi “eventi”, tutto salta in aria. Nel giro di pochi giorni ci troviamo in balia dell’incertezza, le nostre agende si svuotano, i progetti sono rimandati, gli appuntamenti cancellati, le riunioni saltate. Il tempo che eravamo abituati a scandire a suon di “promemoria” in calendario è divenuto improvvisamente una pagina bianca e vuota.
E adesso che si fa?

Questo vuoto inaspettato ha sicuramente generato una forte spinta a riappropriarsi del tempo e a ridargli qualità. Internet e i social sono pieni di interventi che invitano a trarre il meglio da questa situazione difficile, a non lasciarsi andare allo sconforto e a cogliere l’opportunità di sfruttare questo tempo ritrovato per ciò che per noi è importante. Questa capacità di far fronte alle avversità, nota in psicologia con il termine “resilienza”, è quella che ci ha sempre permesso di adattarci con successo a una realtà in continuo cambiamento. Ma quando i flash mob finiscono, la voglia di sperimentare passa e la frenesia per questo tempo recuperato si esaurisce… Che cosa resta?

Alcuni di noi potrebbero avere a che fare con emozioni molto spiacevoli: la noia e il vuoto.
Anche se alcune persone sembrano essere più inclini alla noia rispetto ad altre (Leary et al., 1986; Mikulas e Vodanovich, 1993), essa è un’emozione che tutti conosciamo e sperimentiamo nella nostra vita. È uno stato d’animo spiacevole, caratterizzato a volte da irrequietezza, altre da letargia accompagnata da diminuzione del tono dell’umore, frustrazione, sensazione di non avere controllo sulla propria vita e pensieri di svalutazione. Improvvisamente tutto appare privo di senso, insignificante, perdiamo di vista i nostri obiettivi e nulla riesce a catturare il nostro interesse e la nostra attenzione.
Cosa fare allora? Solitamente la tendenza è quella di sfuggire il prima possibile a questa emozione distraendosi con innumerevoli attività; tentativi che hanno scarso successo e ci lasciano ancora una volta frustrati e insoddisfatti. Perché accade questo?
Perché non la stiamo ascoltando. Ad oggi, infatti, il concetto di “vivere con pienezza” è tristemente confuso con la ricerca spasmodica di emozioni e di esperienze forti. La vita e il tempo divengono un qualcosa da consumare più che da valorizzare, perdendo di vista dimensioni quali la lentezza, la contemplazione, il ritiro in sé, l’apprezzamento delle cose più semplici e il godere del momento presente. Anche la noia ha, quindi, una sua funzione e per comprenderla è importante non fuggire da essa ma accoglierla.
La noia ci chiede di fermarci, di riflettere sul nostro tempo, sui nostri scopi, su dove stiamo andando, sulle motivazioni che ci spingono a fare quello che facciamo, ci stimola a trovare nuove vie, a riorientare la nostra attenzione e a mettere in campo la creatività.
Nonostante si tratti di un’emozione del tutto normale, innocua e transitoria, per alcune persone può diventare estremamente problematica. Infatti, per alcuni di noi le giornate frenetiche hanno la funzione di riempire un vuoto esistenziale e di evitare il contatto con se stessi. Diviene ovvio che, quando il mondo si ferma, il vuoto che si crea può diventare incolmabile e angosciante.

Il vuoto è una sensazione intollerabile del nulla, dove ogni cosa non ha più significato. Spesso è accompagnata da una sensazione di incompletezza percepibile a livello fisico come una mancanza interiore.
In queste situazioni le persone possono mostrare comportamenti problematici e rischiosi come: sessualità promiscua, sport estremi, gioco d’azzardo, abbuffate, guida pericolosa, abuso di alcol, di sostanze e di farmaci fino ad arrivare all’autolesionismo. A cosa serve tutto questo? Questi comportamenti sono in grado di attivare sensazioni intense e vengono messi in atto nel tentativo disperato di sentire qualcosa, qualunque cosa… anche il dolore è meglio del vuoto.
Nonostante questi vissuti siano osservati tipicamente in persone con disturbi di personalità (in particolare borderline), le forti limitazioni che stiamo vivendo possono turbare equilibri fragili, mettendo a dura prova coloro che hanno una vulnerabilità a tali patologie. Di conseguenza, per queste persone diviene fondamentale riuscire a creare e mantenere routine salutari, soprattutto in una condizione insolita e potenzialmente destabilizzante come quella che stiamo vivendo ora.

30 marzo 2020

Bibliografia:

Gosline, A. (2007). Bored?. Scientific American Mind18(6), 20-27.

Leary, M. R., Rogers, P. A., Canfield, R. W., & Coe, C. (1986). Boredom in interpersonal encounters: Antecedents and social implications. Journal of Personality and Social Psychology51(5), 968.

Mikulas, W. L., & Vodanovich, S. J. (1993). The essence of boredom. The Psychological Record43(1), 3.

Martin, M., Sadlo, G., & Stew, G. (2006). The phenomenon of boredom. Qualitative Research in Psychology3(3), 193-211.